Chefchaouen è la cartolina dal Marocco per eccellenza, riconosciuta a livello mondiale. La sua Medina tutta blu, Patrimonio UNESCO, è così tanto suggestiva da emozionare. Sono le sfumature sulle case, delle strade, il blu delle cassette delle lettere o dei portoni che rende tutto magico. Per questo, se si passa da Tangeri e dal Nord del Marocco, la visita alla città blu è tappa obbligata.
Perdersi tra le case color indaco
Il fermento della zona nuova si infittisce man mano che ci si avvicina alla città vecchia. Erano sette le porte di accesso alla Medina, oggi ne sono rimaste quattro, e da subito l’atmosfera del Souk avvolge e muove i visitatori.
A passeggio nella Medina di Chefchaouen
Anche qui, come per tutte le Medine marocchine, il consiglio è quello di perdersi e girare. Camminare senza meta (medinare dicono i locali) è il modo migliore per scoprire angoli e dettagli inaspettati: a Chefchaouen ancora di più. I vicoli stretti ospitano case antiche, Riad ristrutturati, ma anche le attività artigianali di sempre, per la lavorazione del cuoio, di sartoria o di botteghe alimentari e forni. Non esiste un ordine o un percorso predefinito per visitare il centro antico, ma quasi sempre si entra e parte da una delle porte della zona bassa, nei pressi di piazza Mohammed V, e si sale verso la montagna, fino a raggiungere la piazza principale. Da qui si può proseguire e salire ancora per i punti più panoramici.
Le strade e la prima casa blu di Chefchaouen
Due curiosità per il giro in Medina: nel cuore della cittadina troverete Callejon El Asri, che pare essere una delle prime vie blu di Chefchaouen. È uno dei punti più fotografati del centro storico, e lo riconoscerete anche dalla fila per un selfie. Visto il successo social e turistico di queste prime vie, man mano tutti i residenti si sono organizzati per dipingere le proprie case e strade di blu; ma un po’ emoziona sapere che si è partiti proprio da questo angolo. Già, anche le strade! Si dice che in origine il pavimento fosse blu per utilità più che per decorazione: il colore azzurro della pavimentazione serviva a segnalare che la via era chiusa e non portava da nessuna parte. Adesso, ovviamente, il colore è puramente di abbellimento e decorativo e non ha nessun significato, ma buttate un occhio anche a terra per curiosità.
La piazza principale di Chefchaouen
Le stradine strette e fitte improvvisamente si aprono nella piazza principale, Outa El Hamman, grandissima e molto ariosa, con gli alberi che danno una piacevole ombra. Questo è il luogo di ritrovo e per una meritata sosta, visto che lungo tutto il perimetro si possono trovare bar e ristoranti, alcuni con bellissime terrazze. La piazza è pavimentata e con una grande fontana in centro. Meno blu delle stradine della Medina, ma altrettanto dinamica e movimentata.
La Kasbah e la Grande moschea
Sulla piazza si affacciano la maestosa Kasbah e la moschea principale, entrambe datate 1471. La Kasbah AlKazaba (l’antica fortezza) con le mura che circondano la Medina è stata costruita a difesa della città, e oggi ospita il museo etnografico con strumenti musicali tipici, ceramiche, sculture, ricami e armi; un giardino, diversi patii e i vecchi appartamenti. Dalla cima la vista panoramica è spettacolare. Al lato della Kasbah, la Grande Moschea è la principale della città blu, e una delle più antiche del Marocco. L’ingresso è vietato ai non musulmano, ma dalla piazza è possibile ammirare il minareto a pianta ottagonale e percepire il fermento al richiamo alla preghiera (5 volte al giorno).
Piazza di Al Kharazin
Andando verso la parte alta, si incontra anche la piazzetta di Al Kharazin, meno grande e caotica della piazza principale, ma davvero piacevole. Il bar con dehor sulla piazza permette di godere a pieno della vista bianca e blu e di una pace quasi rara in Medina. In una delle vie che partono dalla piazza, si trova lo storico forno El-Haouta con un banco di prodotti caldi e profumatissimi appena sfornati.
Il segreto di Chefchaouen, la città blu
Ma c’è brusio in città, un detto non detto, e si discute sull’origine del colore che recentemente ha reso così celebre questa cittadina sdraiata sulla montagna del Rif, che prima dell’arrivo del turismo internazionale viveva esclusivamente di agricoltura e artigianato.
In origine era il bianco
Mohammed è una guida turistica, “la migliore della città”, dice chi lo conosce. Ha 25 anni, è nato e cresciuto in una delle case blu di Chefchaouen e ricorda ancora con malinconia la sua infanzia tra queste stradine. Il suo inglese è impeccabile e per la tesi universitaria ha deciso di provare a studiare la storia della sua città e del colore blu. Così, con grande orgoglio, vuole svelare i risultati delle sue ricerche. “Sono tantissime le teorie sul colore delle case e delle strade, che hanno reso Chefchaouen famosa nel mondo. La cosa certa è che in origine le case fossero color mattone, poi bianche, e che solo nel 2001 il centro si è tinto di blu”.
Perché Chefchaouen è blu?
Non esiste una risposta certa a questa domanda e la stessa popolazione locale è spaccata a metà. Qualcuno dice che il blu sia stato introdotto dagli ebrei quando si sono insediati qui durante la Seconda Guerra Mondiale, e proprio loro per ricordare il colore della loro bandiera iniziarono a dipingere porte e finestre. Quindi, nel tempo più recente, i residenti hanno ripreso questo colore dal passato. Altri invece sostengono che l’idea sia locale e non importata. La motivazione di tanto blu? C’è chi sostiene che sia stato fatto per allontanare le zanzare; chi dice che le case bianche erano troppo accecanti con il sole e difficili da tenere pulite; altri pensano sia in omaggio alla vicina cascata di Ras el-Maa.
#chefchaouen
Eppure qualcosa non convince del tutto la giovane guida. “È un mix di cose”, dice. “Probabilmente il colore è stato ripreso dal passato da qualche residente e poi, visto il successo mediatico, i vicini hanno iniziato a copiare, creando quasi una competizione di chi ha la casa più blu”. Una teoria che pare confermata, visto che solo su Instagram le foto col tag #chefchaouen hanno superato 1 milione di post.
La pianta del colore indaco
Per le strade della Medina si trova la polvere di Indaco in vendita, sfusa. Si usa per gli impacchi per la pelle ed è un’ottima idea regalo per chi viene in visita a Chefchaouen. Questa polvere era, almeno in origine, il colorante naturale utilizzato anche per le case. La polvere deriva dalla fermentazione e essiccazione delle foglie della pianta di Indaco, abbastanza comune in Africa. Questo colorante naturale può dare le diverse sfumature di azzurro che si trovano tra le vie, a seconda della modalità di colorazione, dell’esposizione al sole, della presenza di intonaco bianco sotto. In ogni caso, ammette qualcuno, oggi non è escluso che parte dell’intonaco blu sia di natura industriale e più chimico.
Chefchaouen: turismo, agricoltura e artigianato
Chefchaouen oggi vive principalmente di turismo, ma le attività dell’agricoltura e dell’artigianato sono ancora molto forti. Fichi e datteri si comprano quasi ovunque sfusi, insieme alle olive; mentre una buona parte del Souk è dedicato alla sartoria di abiti tradizionali e da cerimonia e alla lavorazione del cuoio, da cui nascono borse, scarpe e altri accessori lavorati a mano. Nei negozi non farete fatica a trovare i tradizionali piatti per il Tajine, lampade e specchi per ricreare a casa l’atmosfera di questo angolo d’Africa.
Cosa vedere fuori Chefchaouen
La città blu si trova tra le montagne del Rif, nella natura più incontaminata. Da qui partono diversi percorsi per una passeggiata o per il trekking e la mountain bike. Per i meno allenati, può essere piacevole camminare fino alle vasche per lavare poco fuori il centro storico, risalendo la montagna, dove facilmente troverete donne e bambini. Sempre camminando verso la montagna, si raggiunge la Moschea Spagnola, per una vista spettacolare sulla città blu all’ora del tramonto. Le Cascades d’Akchour con le piscine naturali sono un’esperienza imperdibile in estate; mentre il Talassemtane National Park è un parco immenso, casa di tantissime specie animali. Chi non ama camminare, tra la città vecchia e quella nuova, il cimitero dalle tonalità del blu è insolito e decisamente autentico.
Info pratiche
Come arrivare a Chefchaouen
Chefchaouen non ha la stazione del treno, quindi ci si arriva in automobile o in bus, da Tangeri o da Tétouan. La strada è di montagna, ma in buone condizioni. Di solito il punto di arrivo è la bella piazza Mohammed V, poco fuori dalle fortificazioni e da cui si intravedono le casette blu arrampicate sulla montagna. La Medina si visita passeggiando; e conviene contrattare con un taxi o un collettivo per le escursioni fuori porta. Un consiglio? Scarpe comode; zaino al posto del trolley per chi dorme nel centro antico e bambini in marsupio.
Quando andare a Chefchaouen
La zona di montagna è più fresca rispetto alla costa, ma fa comunque molto caldo quindi conviene evitare la stagione estiva. Durante il Ramadan molte attività sono chiuse e le escursioni ferme; la popolazione locale è in preghiera o riposa, quindi meglio evitare (attenzione perché le date cambiano in base al calendario lunare). A giugno c’è il Festival International Des films D’environnement de Chefchaouen; e ogni anno in primavera, durante il mese che precede il Ramadan, viene celebrato il Laouacher, una festa che richiama moltissimi turisti dalla Spagna, durante la quale vengono utilizzate quindici tonnellate di pittura bianca e blu per ravvivare il colore della Medina.
Dove dormire e mangiare a Chefchaouen
Non c’è dubbio: dormire nella Medina in un Riad rigorosamente blu non ha prezzo. Sono tantissime le strutture che accolgono i turisti, per la notte e per i pasti. Imbarazzo della scelta anche per mangiare, nella piazza centrale o nei vicoli. Nella città nuova, lungo Bd Hassan 2, ci sono diversi bar e locali. Per chi preferisce un po’ di relax e pace, nel verde della montagna esistono ristoranti più defilati. I piatti tipici? Tajine di carne, pollo e verdure (buonissimo quello al pollo e limone); la Harira è la zuppa tipica del periodo del Ramadan, a base di ceci e pasta fine, speziata e sostanziosa per riprendere forza; il venerdì Cous Cous. Fateci attenzione: l’acqua in bottiglia è quasi sempre a Km 0, da una fonte di Chefchaouen.