ROMA – Sempre in campagna elettorale, perennemente sulle barricate. Bisognerà chiedersi perché. Soltanto lui, il lider maximo della Lega, Matteo Salvini, continua col vecchio adagio. Ieri è sbarcato al ministero dei Trasporti e Infrastrutture per dettare quello che il Governo deve fare; stasera con una delegazione leghista entrerà al ministero dello Sviluppo per spiegare al suo ministro Giorgetti quali richieste vanno urgentemente soddisfatte. Un agire che diventa sospetto, che qualche fonte malevola dentro la Lega spiega come l’estrema difficoltà in cui si trova Salvini, tenuto fuori dal Governo e quindi costretto a marcare ogni minuto il territorio con le sue incursioni per dimostrare che a comandare è sempre lui.
Un gioco che presto finirà, perché con l’arrivo del premier Mario Draghi tutte le forze politiche saranno costrette a cambiare orizzonte, a raccordarsi con le indicazioni europee, e la Lega di Salvini filo Le Pen e Orban è destinata a finire contro un muro. Finora Giancarlo Giorgetti, che siede alla destra del premier, ha lasciato fare, ma man mano che ci avvicineremo alla scadenza elettorale la sua nuova idea di Lega verrà alla luce. Perché punterà a diventare il nuovo perno politico di quel centro moderato e liberale rimasto senza padri, su cui far girare la maggioranza di centrodestra che i sondaggi di questi giorni danno vincente. Senza più veti per le amicizie sovraniste o filo-russe.
Nel Pd il nuovo segretario, Enrico Letta, si prepara ad affrontare i gruppi parlamentari Dem della Camera e del Senato. E’ probabile che in segno di rispetto per il nuovo leader, come fatto dal capogruppo a Bruxelles, i due presidenti Marcucci e Delrio si presentino dimissionari all’assemblea per essere subito dopo riconfermati e ripartire per la nuova fase politica. Nei prossimi giorni Letta poi incontrerà Matteo Renzi, per discutere e valutare la possibilità di riportare il ‘nemico’ nell’area del centrosinistra. Domani Italia Viva terrà la sua assemblea e Renzi dovrà convincere quanti già oggi, e non sono pochi, vorrebbero tornare dentro il Pd di Enrico Letta. Temono che Renzi li porti a destra con la Lega.
Per quanto riguarda l’incontro con Giuseppe Conte, prossimo leader del M5S, si terrà non appena l’ex premier sarà formalmente riconosciuto come Capo politico. A quanto si apprende, Conte sta scaldando i motori ed entro fine mese si saprà qualcosa del suo programma per rilanciare il Movimento che continua a perdere pezzi, con altri 3 parlamentari passati con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Ma è nel Pd che si gioca la partita più difficile, perché i tanti errori del passato hanno cristallizzato le correnti interne. Che al momento sono in attesa, ma sempre pronte a riprendere le armi per rifarsi la guerra.
Letta dovrà correre, convincere tutti, a partire dai territori, che la partita delle prossime politiche non è persa, che per davvero un Pd rinnovato negli uomini e nelle idee può giocarsela per vincere. Una spinta verrà anche dal M5S a guida Conte che, per forza di cose, si presenterà con una veste più ambientalista, più ecologista per mettersi in rapporto con il movimento dei Verdi vincenti in Europa (vedremo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aderire?). Toccherà a Letta ridisegnare il Pd, riformista e di sinistra, punto di riferimento dei ceti produttivi e dei giovani e non soltanto dei pensionati e dei dipendenti pubblici. Ventre a terra, giorno dopo giorno, senza farsi scoraggiare da quello che vediamo oggi: un solo mondo, falso, crudele, contraddittorio, corruttore e molte volte senza senso. Per tanti è questo il vero mondo, il resto è menzogna per coprire l’orrore, necessaria per vivere ogni giorno. Ma per quanti non vogliono arrendersi la verità ha sempre una possibilità in più, perché può anche andare oltre a ciò che gli occhi vedono.
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