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L’ira ribelle e teatrale dei Maneskin

Maneskin, Teatro d’ira vol. 1: la recensione del secondo album della band che ha vinto Sanremo 2021 con il brano Zitti e buoni.

Hanno spaccato tutto a Sanremo 2021, infrangendo il tabù del rock sul palco dell’Ariston. Con Teatro d’ira vol. 1 i Maneskin hanno dimostrato di fare sul serio. Per davvero. La prima metà del loro nuovo progetto porta avanti un discorso che ha solo qualche punto di contatto rispetto all’esordio. Iniziano a maturare i quattro ragazzi romani, lontani dal gruppo uscito da X Factor. D’altronde, come dicono loro: “A noi il coraggio non ci manca, siamo impavidi“.

Maneskin, Teatro d’ira vol. 1: la recensione

Teatro d’ira vol. 1 presenta una sorta di struttura circolare. Non perché sia un concept album. Può sembrare anzi ai meno attenti più vicino a una raccolta di canzoni, a una playlist, piuttosto che a un album vero e proprio. Ma regala circolarità nell’essere familiare alle orecchie dei fan: si apre con la sanremese Zitti e buoni, si chiude con il primo singolo, Vent’anni. Due facce dell’essenza di questo disco: la voglia di esprimere una ribellione giovanile attraverso carica ed energia ma anche attraverso malinconica fragilità.

Maneskin

Momenti migliori di una tracklist composta da soli otto brani (sei in italiano e due in inglese) sono forse Coraline, una power ballad emozionante, costruita con grande sapienza, prendendo spunto da grandi esempi del passato (qualcuno ha detto Led Zeppelin?), e la successiva Lividi sui gomiti, poco meno di tre minuti di rap rock con rimandi più vicini agli anni Novanta e ammiccamenti a un pubblico di certo più abituato alle rime che alle chitarre.

Più deboli invece i pezzi in inglese, utili per puntare a un mercato diverso. La cassa dritta di I Wanna Be Your Slave non riesce a trascinare, mentre For Your Love si mantiene su grazie a un inciso potente, ma manca di quella vena funk che aveva reso riconoscibile il loro sound agli esordi xfactoriani. Per il resto il disco si snoda agile e veloce, lascia buone impressioni e non dà il tempo di annoiare proprio grazie alla sua rapidità. Insomma, la strada è quella giusta per i quattro ragazzi romani guidati da Damiano. Non parliamo di rinascita del rock, peraltro in Italia sempre genere di nicchia (se si esclude per l’epoca d’oro del prog anni Settanta). Ma la speranza che possano muovere qualcosa in una scena che sembrava denigrata è molto probabilmente ben riposta.

La tracklist di Teatro d’ira vol. 1

1 – Zitti e buoni
2 – Coraline
3 – Lividi sui gomiti
4 – I Wanna Be Your Slave
5 – In nome del padre
6 – For Your Love
7 – La paura del buio
8 – Vent’anni

Top: Coraline – Lividi sui gomiti

Voto: 8-

Di seguito l’audio di Coraline:


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