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La Spagna approva storica legge sull’eutanasia e il suicidio assistito (ma in Italia tutto tace da 7 anni)

Ieri, 18 marzo, il parlamento spagnolo ha approvato una legge che autorizza l’eutanasia e il suicidio assistito, entrando a far parte del ristretto elenco di paesi che consentono a un paziente adulto affetto da malattia grave e incurabile di ricevere assistenza per il fine vita ed evitare le relative sofferenze. Prima di questa legge, in Spagna aiutare qualcuno a morire era considerato un reato, punibile con una sanzione penale con termine massimo di 10 anni.

Mentre l’eutanasia è l’atto intenzionale di porre fine alla vita di un individuo adulto per alleviarne la sofferenza, ad esempio un’iniezione letale somministrata da un medico, il suicidio assistito è l’aiuto intenzionale fornito ad un’altra persona affinché si uccida. In tal caso, all’interessato si possono dare forti sedativi con cui porre fine alla sua vita o gli/le si può acquistare un biglietto per un paese dove la pratica è legale, sempre allo scopo di porre fine alla sua vita.

La legge spagnola, che entrerà in vigore a giugno, è stata proposta dal governo del socialista Pedro Sánchez; è stata approvata grazie al decisivo supporto dei partiti di centro, dei regionalisti e dei partiti di sinistra e alle pressioni provenienti dalla società civile spagnola a favore dell’esercizio del “diritto di morire”. La legge è passata al Congresso dei Deputati (la camera bassa del parlamento spagnolo) con 202 voti a favore, 141 voti contrari e 2 astensioni. A contrastare il provvedimento legislativo sono i gruppi conservatori, di estrema destra e religiosi.

Il settimo paese al mondo

Con l’approvazione di questa legge, la Spagna diventa il settimo paese al mondo in cui questa pratica è legale, dopo Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Canada, Nuova Zelanda (dove è già stata approvata, ma entrerà in vigore a novembre) e Colombia. In quest’ultimo paese, la pronuncia della Corte costituzionale richiede ora l’approvazione di una legge in parlamento per regolamentare la delicata materia.

Anche il parlamento portoghese aveva tentato di fare un simile passo. Tuttavia, la legislazione volta a normare la materia di legalizzazione dell’eutanasia è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale portoghese.

Cosa prevede la nuova legge

In Spagna, il nuovo impianto normativo prevede che qualsiasi persona con una “malattia grave e incurabile” o che versi in una condizione “cronica e invalidante” possa richiedere aiuto per morire ed evitare così “intollerabili sofferenze”. Sono tuttavia imposte condizioni rigorose, come ad esempio il fatto che la persona, di nazionalità spagnola o residente legale in Spagna, sia “capace di intendere e di volere” al momento della richiesta, la quale deve essere formulata per iscritto “senza pressioni esterne” e riproposta a distanza di quindici giorni.

Il medico può sempre rifiutare la richiesta qualora ritenga che i necessari requisiti non siano stati soddisfatti. Inoltre, per diventare esecutiva, la richiesta deve essere approvata da un altro medico e da una Commissione di valutazione. Qualsiasi operatore medico e sanitario può rivendicare il diritto all'”obiezione di coscienza” per rifiutarsi di prendere parte alla procedura, che è a spese della sanità pubblica.

Le prime reazioni

La legislazione è stata accolta con grande soddisfazione dalle organizzazioni che difendono il diritto a morire in maniera dignitosa e dei gruppi che da decenni lottano per perseguire tale obiettivo, interpretato come una questione di difesa dei diritti umani fondamentali.

In Spagna esistono casi esemplari che hanno messo al centro il tema dell’eutanasia e del suicidio assistito. Il più emblematico è quello di Ramón Sampedro (1943 – 1998), un galiziano tetraplegico che da 26 anni rivendicava il proprio diritto al suicidio assistito. La sua drammatica storia personale ha ispirato un film uscito nel 2004, Mar adentro (“Mare dentro”), diretto dallo spagnolo-cileno Alejandro Amenábar e interpretato da Javier Bardem; la pellicola ha anche vinto un Oscar nel 2005.

Ramona Maneiro, l’amica che il 12 gennaio 1998 ha accompagnato Sampedro alla morte, ritiene che la nuova legge sia una vittoria per tutti coloro che potranno beneficiarne e, indirettamente, anche per Ramón. La donna era stata arrestata per il suo gesto, ma il processo a suo carico non aveva avuto seguito per mancanza di prove.

Non è dello stesso avviso Colonia Castellanos, membro dell’associazione Christian Lawyers, che ha esposto uno striscione di protesta contro l’eutanasia, per condannare quello che viene definito come il “governo della morte”. A suo parere, le persone che soffrono sarebbero erroneamente spinte a trovare la soluzione più rapida, cioè la morte.

La nuova legislazione trova l’opposizione della Chiesa cattolica e dei partiti di destra e di estrema destra, mentre la sua applicazione solleva ancora alcuni interrogativi tra il personale medico.

E in Italia?

“La Spagna, nonostante la pandemia, ha fatto in sei mesi ciò che il Parlamento italiano non è riuscito a fare in oltre 7 anni: avviare la discussione in Commissione parlamentare e arrivare all’approvazione di una legge che legalizza l’eutanasia” dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

Dopo 7 anni e due richiami ufficiali caduti nel vuoto da parte della Corte costituzionale il Parlamento non ha avviato quella discussione in plenaria che i Parlamentari delle precedente maggioranza avevano garantito sarebbe avvenuta entro il 2020, denuncia l’associazione.

“Di fronte questa inerzia Mina Welby e io, che il prossimo 28 aprile saremo imputati presso la Corte di Appello di Genova dove rischiamo fino a 12 anni di carcere per l’assistenza al suicidio assistito offerto a Davide Trentini, proseguiremo con la nostra azione di disobbedienza civile”, continua Cappato.

In Italia le persone affette da patologie irreversibili alla presenza di determinati requisiti possono legalmente ottenere aiuto a porre fine alle proprie sofferenze mediante l’assunzione un farmaco letale dopo un iter da intraprendere tramite il Sistema Sanitario Nazione.

“Ma in assenza di una legge occorre passare dai tribunali per vedersi rispettare un diritto, proprio come è successo a Mario, un uomo che stiamo assistendo a livello giudiziario e che è in possesso di tutti i requisiti ma che ha ricevuto un diniego dall’Asl di competenza”, aggiunge la Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, l’avvocato Filomena Gallo.

Il Servizio Sanitario Nazionale, dunque, tramite questa ASL ha negato ufficialmente quanto previsto dalla Consulta senza neppure effettuare alcuna verifica sul suo stato di salute.

“Per questo motivo Mario, tramite un collegio legale, ha presentato ricorso contro l’illegittimo diniego di gravità assoluta – ribadiamo quindi l’urgenza di una legge che regolamenti le scelte di fine vita a garanzia di diritti fondamentali e chiediamo al Ministro della Salute di intervenire affinché la sentenza sia applicata in tutte le strutture pubbliche del SSN nel pieno rispetto della Costituzione”.

Fonti: BBC/The local.es/Associazione Luca Coscioni

da greenme

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