Il traffico di animali selvatici e/o in via di estinzione è una piaga mondiale. La gang criminale del sudest asiatico XTC ha massacrato per decenni rinoceronti sudafricani per venderne le corna in Asia, facendo affari milionari e usando giovani prostitute asiatiche come “pali”.
La gang asiatica XTC si serve di giovani prostitute di appena 19 anni come “capri espiatori” per eludere le severe leggi esistenti per quanto riguarda la caccia di fauna selvatica e usa di sacchi di patate per contrabbandare scaglie di pangolino. Questa estesa banda criminale gestisce una enorme rete di bracconaggio, da cui ha tratto ingenti guadagni.
La gang, operativa sin dal 1990, si è resa responsabile di orribili uccisioni di animali in via di estinzione e per perseguire la propria politica criminale ha adescato numerose donne vulnerabili, privandole della dignità e della libertà; inoltre, ha fatto ricorso alla corruzione per ottenere immensi benefici, creando società fittizie apparentemente dedite ad attività legali, quali produzione agricola, commercio di prodotti agricoli e servizi del settore alimentare.
Come si svolgevano i traffici illeciti
Nonostante abbiano sede in Laos e Vietnam, tali società fanno parte di un sistema ben più vasto, con forti connessioni politiche e, grazie ai loro traffici illeciti di animali selvatici, riescono a soddisfare l’accresciuta domanda di animali esotici nel sud-est asiatico.
Le specie animali oggetto di traffici illegali provengono perlopiù da Sudafrica, Mozambico, Uganda e paesi limitrofi.
Il vero business di queste società si fonda sull’allevamento industriale del pangolino per la vendita della sua carne e delle sue squame e sul massacro di rinoceronti per sottrarne le preziose corna, che si presume abbiano poteri medicinali.
Ogni corno di rinoceronte può fruttare oltre 40mila euro, per cui i maggiori capi dell’organizzazione criminale, come Boonchai Bach, Chumlong Lemtongthai e Vixay Keosavang, si sono arricchiti guadagnando milioni da illecite operazioni commerciali.
Alcuni membri della banda gestivano traffici illeciti anche in Vietnam ed erano organizzati in cellule operative situate al confine con la povera città del Laos, dove il commercio illegale di animali selvatici ha prosperato a causa della endemica corruzione e dell’assenza di una specifica regolamentazione all’interno del paese.
A causa dei traffici illegali della gang XTC, il numero di rinoceronti abbattuti in Sudafrica è cresciuto considerevolmente negli ultimi vent’anni, da un totale di 13 nel 2007, a 83 nel 2008, fino ad arrivare a 1.028 nel 2017 – con una media di circa tre rinoceronti massacrati ogni giorno.
Prostitute thailandesi usate come copertura
Le fragili donne thailandesi, ingaggiate da Lemtongthai, consegnavano il passaporto agli sfruttatori e da quel momento in poi diventano oggetto di tratta: vendute, costrette con la forza o attratte dalla promessa di un lavoro remunerato, venivano spedite in Sudafrica; arrivate a destinazione, erano abusate e forzate alla prostituzione fino a quando non avessero incontrato ipotetici “mariti stranieri”.
Queste donne dovevano fingere di essere cacciatrici ed esponevano gli animali uccisi come trofei. Una tecnica escogitata non solo allo scopo di ottenere (attraverso il pagamento di tangenti a funzionari pubblici) i certificati legali di esportazione in ottemperanza alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), ma anche di spedire le corna in Laos attraverso la Thailandia, dove un singolo carico consente di guadagnare fino a 250mila dollari (oltre 210mila euro) se venduto a grandi rivenditori e collezionisti.
Dalle indagini sono emersi ulteriori dettagli: una volta ottenuti i permessi, Lemtongthai e i suoi seguaci portavano le prostitute in una finta fattoria dove venivano abbattuti gli animali selvatici; ogni donna era costretta a posare con il rinoceronte morto imbracciando un fucile per fare una fotografia ufficiale. Un funzionario esperto di conservazione della natura, presente durante le operazioni di caccia, era incaricato di misurare le corna una volta rimosse e di annotarne le caratteristiche in un apposito registro.
Secondo l’ONG Freeland — impegnata nell’attività investigativa e di intelligence con un team di 50 investigatori sotto la guida di Steve Galster, fondatore dell’organizzazione — il vero mandante di Lemtongthai sarebbe Vixay Keosavang, ex ufficiale dell’intelligence militare e uomo d’affari del Laos.
L’arresto dei boss
La cooperazione tra Thailandia e Sudafrica ha portato nel novembre 2012 alla condanna di Lemtongthai a 40 anni di carcere, nonostante gli sconti di pena in appello abbiano ridotto la pena detentiva a 6 anni e mezzo; con quella storica sentenza, uno dei più pericolosi criminali del mondo nel settore dei traffici illegali di animali selvatici era stato assicurato alla giustizia sudafricana.
Nel marzo 2013, la polizia thailandese ha spiccato un mandato di arresto per Keosavang, che tuttavia non ha ancora portato alla sua cattura. Altri membri della banda criminale sono stati successivamente arrestati, tra cui si segnala l’arresto in Thailandia nel 2018 del noto trafficante Boonchai Bach, colpevole di aver trafficato 14 corni di rinoceronte dall’Africa alla Thailandia.
Nonostante i citati arresti, il commercio illegale di animali selvatici, purtroppo, continua. È da segnalare, inoltre, che lo stesso Galster ha recentemente dichiarato che mettere al bando il commercio di animali selvatici potrebbe anche contribuire a ridurre l’intensità e la frequenza di pandemie come quella da Covid-19, tuttora in corso.
Fonti: Freeland/The Independent/Guardian
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